Com. stampa: Ma quale dittatura del gender?

Non ci stupisce la presa di posizione di Monsignor Nosiglia sulle ormai famose schede del Comune di Torino per educare alla diversità a scuola.

Quello che un po’ ci interroga è la tempestività di questo e di altri interventi. Sono anni che il Maurice, cosi come il Coordinamento Torino Pride e altre associazioni, entrano nelle scuole di ogni grado per spiegare cos’è la diversità e come non discriminare chi è diverso, ma solo ora, a circa due mesi dalle elezioni, tutte queste forze reazionarie si svegliano per difendere posizioni che ormai sono appannaggio dei paesi più retrogradi ed integralisti.

Un altro campanello ci suona quando leggiamo che il problema maggiore sta nel fatto che le schede riportino passi biblici, peraltro seguendo traduzioni precise ed accreditate.

Ma davvero Monsignor Nosiglia crede che il messaggio espresso nel testo biblico sia così debole da non poter sostenere la lettura e le semplici domande che possono porre un insegnante, un genitore, un ragazzo o una ragazza che vivono del mondo di oggi? Esistono testi la cui interpretazione debba essere monopolio di un clero?

Oppure, come crediamo, a scuola in Italia si possono leggere la Bibbia, il Corano e altri testi sacri con i propri insegnanti, senza il controllo di una autorità religiosa?

Le sentinelle in piedi di tutti gli schieramenti, da Giampiero Leo del NCD al presidente del Consiglio Comunale di Torino Giovanni Maria Ferraris dei Moderati, così pronte a vigilare sulla libertà di espressione, sapranno vigilare anche sulla libertà di insegnamento e sulla libertà di lettura dei testi religiosi?

La dittatura del gender, di cui tanto parlano, non esiste, ahinoi! Esiste la cultura della diversità, l’educazione al pensiero critico e il rispetto per la laicità delle istituzioni.

Verona, 21 settembre 2013

Se pensate di aver sentito tutto in vita vostra…forse dovevate venire a Verona.
Il convegno organizzato da Famiglia Domani e Medv-Movimento Europeo Difesa Vita ha toccato punte di indecenza inenarrabili. Qualcuno (e scusate se non ricordo il nome degli eminenti relatori) ha enunciato che quella del gender è una favola come Gli abiti dell’imperatore e che chi vuole cambiare genere crede alla magia. Tranne poi affermare la verità della transustanziazione (che io sapevo essere un atto di fede)… perciò il pane può diventare corpo di Cristo ma io non posso cambiare sesso. Boh!
Ma questo è niente confrontato alla negazione dell’Evoluzionismo, al fatto che la differenza del cervello tra uomo e donna si evince da dove si lasciano i calzini, alla dichiarazione che i sessi sono 2 e gli intersex sono patologie dell’uno o dell’altro, alla violenza di chi ha dichiarato che è peggio il matrimonio gay di un barcone affondato a Lampedusa…
Ho sentito cose che voi umani non potreste immaginare….
E lo scandalo è che le istituzioni hanno avvallato una simile esposizione di menzogne trincerandosi dietro la scusa che in democrazia tutti devono avere parola. E no, belli, non tutti possono parlare! Chi fomenta l’odio, il disprezzo, l’ingiustizia, la discriminazione non ha diritto di parola, perché le idee che generano odio non sono sterili, si portano dietro atti e conseguenze per le vite di ciascuno.
La cosa che mi consola è aver sentito il livello di quegli interventi, la impreparazione sul tema del gender e la sconcertante ignoranza di chi si è fermato al Medioevo e ragiona per sillogismi. Con questa gente non ci può essere dialogo, anche perché si erano segnati tutti i nomi di chi non faceva parte della loro cerchia e, invece di farci entrare in un auditorium da 1000 posti, ci hanno messi nel loggione di fronte a un maxi schermo con cui non si poteva dialogare… e protestare.
Un’ altra cosa che mi ha consolato è stata che fuori da quelle mura c’era un sacco di gente indignata. Persone, sopratutto giovani, che testimoniavano che , nonostante gli integralismi, il mondo sta andando in un altra direzione. Ed è questo che fa loro cosi tanta paura. Voi non potete fermare il vento, gli fate perdere solo del tempo.
L’ondata frocia non si ferma e investirà anche questo paese, è solo questione di tempo. E noi vinceremo anche per il modo favoloso con cui conduciamo questa battaglia (anche se sarebbe una gran cosa cominciare a diminuire il numero di canzoni della Carrà alle manifestazioni…).
Un’altra grande soddisfazione è stata tornare a casa, col mio fidanzato e fargli un bel pompino, alla faccia di quegli ammuffiti/e professorini/e che in bocca prendono solo l’ostia (come no!) e immaginarli atterriti per non avere modo d’impedirlo.  Anche se condivido appieno la posizione di Foucault: noi spaventiamo per la società che stiamo creando non per le pratiche sessuali che facciamo. .. (quando riusciamo a farle!).

Tempi di Dichiarazioni dei Redditi: la truffa dell’8 per mille

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La maggior parte delle info sono assunte dal sito della Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni
Guarda il simpatico video sull’8per mille

Premessa

La Repubblica italiana riconosce la libertà di religione, di culto e di associazione. Il nostro ordinamento giuridico prevede poi specifici regimi per i rapporti fra lo Stato e la Chiesa cattolica (Concordato) e lo Stato e le altre confessioni religiose (Intese). All’interno di questo complesso insieme di disposizioni la legislazione statale dal 1984 prevede anche il finanziamento diretto da parte dello Stato. Tale meccanismo è noto come “otto per mille”, consistendo nella destinazione di una quota pari all’8 x 1000 del gettito IRPEF allo Stato, alla Chiesa cattolica o alle confessioni religiose che hanno stipulato una Intesa con lo Stato che preveda tale finanziamento (la Chiesa Valdese, l’Unione Italiana delle Chiese Cristiane Avventiste del 7° giorno, le Assemblee di Dio in Italia, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Chiesa Evangelica Luterana in Italia). L’istituto dell’otto per mille è stato introdotto per superare il precedente istituto noto come “congrua” (il finanziamento diretto dello Stato alla Chiesa cattolica per pagare gli stipendi e le pensioni dei sacerdoti), configurando un nuovo meccanismo che fosse in grado di fornire mezzi adeguati e quantitativamente comparabili ai precedenti ed allo stesso tempo affidare ai cittadini la scelta in merito. Pochi italiani sono a conoscenza di come funziona il meccanismo del cosiddetto 8 per mille dell’IRPEF. E’ necessario che il Ministero dell’Economia si faccia promotore di una campagna di informazione che restituisca agli italiani la possibilità di scegliere coscientemente, come la legge vuole, la destinazione di questa parte del proprio reddito.
La situazione attuale
Il contribuente può indicare a chi devolvere la sua quota dell’8 per mille dell’IRPEF. Quello che non molti sanno è che chi non dà alcuna indicazione vede la sua quota versata ai soggetti ammessi, ed elencati in fondo al modulo di dichiarazione dei redditi, in modo proporzionale alle preferenze che gli altri (e non lui) hanno espresso. In altre parole, chi non ha indicato alcuna scelta, vede la sua quota devoluta a soggetti per i quali può anche provare la massima repulsione o diffidenza. E’ questo uno dei tanti imbrogli italiani, consumato ai danni di milioni di persone alle quali viene negata una corretta informazione su cosa si fa dei loro quattrini. E’ avvenuto così che negli ultimi anni la chiesa cattolica, pur avendo ottenuto indicazioni corrispondenti a meno del 30% del totale, sia riuscita ad accapararsi quasi il 90% dell’ammontare totale dell’8 per mille dell’IRPEF (circa 1 miliardo di euro, invece di circa 300 milioni di euro che le spetterebbero effettivamente): inoltre, per le somme percepite, la CEI presenta un rendiconto a carattere informativo, non soggetto ad alcun controllo da parte dell’autorità statale.A tal fine è stata ed è ulteriormente aiutata dalla del tutto inesistente opera di divulgazione e propaganda che lo Stato italiano ha fatto e fa in favore della propria quota dell’8 per mille (della quale occorre ancora ricordare che, in passato, larga parte veniva destinata mediamente ad interventi riferiti al culto cattolico); questa latitanza dello Stato si contrappone alla martellante propaganda che la Chiesa cattolica ha fatto e fa sempre più attivamente, con vere e proprie campagne pubblicitarie, che incidono per circa l’1% dei ricavi (circa 10 milioni di euro), in favore della propria quota dell’8 per mille.
Come è stata utilizzata la quota a gestione statale dell’otto per mille lo scorso anno…
A differenza degli anni precedenti, in cui la quota a gestione statale dell’otto per mille era stata destinata in gran parte alla conservazione e restauro di beni ecclesiastici, con la Legge di Stabilità 2013, il gettito dell’otto per mille destinato allo Stato è stato destinato al ripianamento del disavanzo pubblico per quasi 100 milioni di euro, agli interventi diretti a fronteggiare i danni conseguenti agli eventi alluvionali della Provincia di Teramo per 8 milioni di euro ed il residuo di tale quota è andata a incrementare gli stanziamenti per realizzare interventi in altri territori sconvolti da alluvioni e disastri naturali.
…e come sarà utilizzata quella di quest’anno.
La Legge di Stabilità 2014 ha stabilito che, oltre alle destinazioni previste dall’apposito regolamento in base al quale sono ammessi alla ripartizione della quota dell’8 per mille a diretta gestione statale esclusivamente gli interventi straordinari per il contrasto alla fame nel mondo, gli interventi a fronte di calamità naturali, l’assistenza ai rifugiati e la conservazione dei beni culturali, interventi definiti in coerenza con le priorità ed i programmi definiti dalle amministrazioni statali interessate, a queste si aggiungano quelle dell’edilizia scolastica pubblica.

Per la dichiarazione dei redditi del 2013
Fino a quando non verranno introdotte significative modifiche in senso di rispetto della laicità delle istituzioni relativamente al meccanismo di assegnazione dell’8 per mille fra lo Stato, la Chiesa cattolica e le altre confessioni religiose, nonché relativamente alla destinazione dei fondi dello Stato derivanti dal gettito della propria quota dell’8 per mille, il nostro invito ai cittadini che hanno a cuore la laicità delle istituzioni, è quello di non devolvere né alla Chiesa cattolica, né allo Stato (le due opzioni rischiano troppo spesso di coincidere) il proprio 8 per mille, bensì di destinarlo ad una delle confessioni religiose minoritarie, controllando con attenzione come tali fondi vengono spesi ed utilizzati dalle singole organizzazioni religiose, di anno in anno.
Vigilanza laica!

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