Alcuni anni di attivismo ci hanno aiutato a capire che non sono le vittorie più eclatanti, quelle che escono sui giornali, che rendono famosi alcuni a discapito di altri, a essere veramente importanti. Ogni giorno, ogni settimana, incontro dopo incontro, mail dopo mail, si fanno dei piccoli passi in avanti. Certo non potremmo chiamarle rivoluzioni, forse non ci danno lo stesso senso di sazietà, però sono importanti, perchè segnano la nostra vita ogni giorno.
Così l’ennesimo semino che abbiamo messo a dimora, questa volta in consiglio regionale, con l’aiuto di tanti e tante, col tempo darà i suoi frutti. Quando arriverà una persona trans per lavorare alla Regione Piemonte (e qui a miracolo si aggiunge il miracolo di un posto di lavoro!) saprà che potrà vivere la propria identità come meglio crede.
Saprà che nessuno le/gli chiederà di guardare nelle mutande per decidere in che bagno ha diritto di andare, che nome usare, quali abiti sarà più indicato che metta, quale nome utilzzare sul proprio badge.
Con buona pace di chi addita il gender come la fine del mondo così come lo conosciamo (magari!), il cambiamento è già intorno a noi. Noi siamo i testimoni di questo, con le nostre vite, le nostre famiglie diversamente abili, i nostri corpi mutanti, le nostre lotte. E accade qualche volta, anche in questo paese, che le istituzioni abbiano il coraggio di superare le ideologie e guardare al benessere della persona. E se, per alcuni, il nostro benessere è il loro malessere, be’, pazienza, ce ne faremo una ragione.
Saprà che nessuno le/gli chiederà di guardare nelle mutande per decidere in che bagno ha diritto di andare, che nome usare, quali abiti sarà più indicato che metta, quale nome utilzzare sul proprio badge.
Con buona pace di chi addita il gender come la fine del mondo così come lo conosciamo (magari!), il cambiamento è già intorno a noi. Noi siamo i testimoni di questo, con le nostre vite, le nostre famiglie diversamente abili, i nostri corpi mutanti, le nostre lotte. E accade qualche volta, anche in questo paese, che le istituzioni abbiano il coraggio di superare le ideologie e guardare al benessere della persona. E se, per alcuni, il nostro benessere è il loro malessere, be’, pazienza, ce ne faremo una ragione.
Questo mostro chiamato “gender” (che poi è indicativo come si usi un termine inglese, come Terminator, mica lo potevano chiamare Terminatore!), questo mostro che si aggira per l’Europa seminando il terrore fra la brava gente è veramente così potente e temibile, se agita tutte queste sentinelle ritte come dei suricati nel deserto, se scombina come una folata le sottane dei cardinali, fino ad arrivare al più buono e dolce degli esseri umani… Se perfino Francisco, che porta il nome della città più gaia del mondo, si arrabbia abbiamo capito che col gender non si scherza.
Ora, molto seriamente la/il trans che domani andrà a lavorare in Regione Piemonte col suo badge o il tesserino appuntato col nome “Francesca”, si girerà verso la sua collega-suricato e dirà “gender, chi?”
Christian Ballarin