In Comune, sul cartellino identificativo
«È un segno di civiltà e di rispetto nei confronti dei lavoratori, che vanno giudicati per come svolgono il servizio, non per la loro identità sessuale». Ilda Curti, assessore comunale alle Pari Opportunità, spiega così il senso del provvedimento grazie al quale i dipendenti del Comune «in transizione di genere» potranno avere sul cartellino identificativo il nome corrispondente all’aspetto. «In questo modo si evitano imbarazzi e umiliazioni. Per il cittadino non cambia niente: allo sportello per chiedere un documento ciò che conta è il servizio che ricevi», prosegue Ilda Curti, che si è impegnata per raggiungere l’obiettivo con l’assessore al Personale Gianguido Passoni.
Per le associazioni del Coordinamento Torino Pride è un altro traguardo raggiunto. La richiesta del «tesserino consono al genere d’elezione» era stata presentata alla Trans Freedom March di novembre e al convegno sulle prospettive di riforma della legge n. 164/82 sul cambiamento di sesso. «Non è solo una norma formale -, spiega Christian Ballarin, responsabile di SpoT, Sportello Trans del Circolo Maurice -, è una novità che inciderà sulla qualità della vita delle persone. Di tutte, perché un lavoratore sereno offre un servizio migliore».
Per Alessandro Battaglia, coordinatore del Torino Pride glbt, «la città diventa più inclusiva. È una decisione epocale anche se legata al solo luogo di lavoro: la legge a oggi non permette il cambio del nome prima degli interventi chirurgici».
Per ora non ci sarebbero dipendenti comunali pronti a fruire della possibilità. «Grazie a questa apertura può essere che ci sia chi decida di uscire fuori – dice Ballarin -. Sappiamo di persone in difficoltà in altri ambienti. Molte decidono di licenziarsi, sperando di trovare un nuovo lavoro completata la transizione. Li invitiamo a resistere, nonostante il mobbing: chi ha fatto l’esperienza spesso dopo non trova niente».
MARIA TERESA MARTINENGO 06 FEBBRAIO 2015 La Stampa.it TORINO